BEATA VERGINE DEL SANTO ROSARIO DI FONTANELLATO

Il Rosario – riferimenti storici

Le Radici Profonde

Cenni storici

il rosario

La preistoria del Rosario cominciò con l’uso di un numero fisso di formule da ripetere per mantenere il raccoglimento o per sostituire i 150 Salmi del Salterio. E questo non senza un riferimento alla devozione all’umanità di Cristo e della Vergine.

Dopo l’anno 1000 si affermò sempre di più l’uso dell’Ave Maria (solo l’attuale prima parte).

Nel sec. XV il certosino Enrico Egher di Kalcar († 1408) promosse un Salterio di 150 Ave in 15 decadi, precedute ognuna da un Pater, mentre il certosino Domenico di Prussia († 1460) compose un Rosario di 50 Ave e 50 clausole diverse.

Il domenicano Alano de la Roche († 1475) rivitalizzò le antiche Confraternite mariane dell’Ordine domenicano assegnando loro la preghiera giornaliera del Rosario di 150 formule, che successivamente furono ridotte a settimanali nella Confraternita eretta a Colonia da Gia-como Sprenger l’8.9.1475.

Attraverso la Confraternita, il Rosario divenne un efficace strumento di aggregazione e predi-cazione raccomandato dai Papi sino ad oggi (cf pp. 3-4).

Nei sec. XIX e XX il Rosario fu rivitalizzato in vario modo: il Rosario vivente, l’Ora di guar-dia, il Mese d’ottobre, i Quindici sabati, la Crociata del Rosario, le Equipes du Rosaire, il Documento di base sul Rosario ecc. sino al rinnovamento attuale.

SAN PIO V nella Bolla Consueverunt Romani Pontifices del 17.9.1569 così descrisse e definì il Rosario o Salterio della Beata Vergine Maria:

«un modo di orazione e di preghiera a Dio facile, accessibile a tutti e oltre-modo pio, attraverso il quale la stessa Beatissima Vergine viene venerata con la Salutazione Angelica ripetuta centocinquanta volte secondo il nu-mero dei salmi di Davide, interponendo ogni dieci Ave la preghiera del Si-gnore con delle meditazioni che illustrano tutta la vita dello stesso Signore nostro Gesù Cristo».

Le parole del santo Pontefice mettono in luce le risorse non ancora pienamente esplorate del Rosario, come il riferimento al Salterio e la tendenza a meditare “tutta” la vita di Gesù Cristo.

La Consueverunt indica anche il metodo di base del Rosario, che è una preghiera numerica di ripetizione di formule che sostengono la meditazione della vita di Cristo o di alcuni misteri principali come l’Incarnazione, la Passione, la Risurrezione.

SAN PAOLO VI nell’Esortazione apostolica Marialis cultus del 2.2.1974 ha ribadito l’indole evangelica del Rosario nelle formule e nei contenuti (44), anzi, la triplice partizione dei misteri «riflette lo schema del primitivo annunzio della fede» (45).

SAN GIOVANNI PAOLO II nella Lettera apostolica Rosarium Virginis Mariae del 16.10.2002 ha introdotto i Misteri della Luce, pur lasciandoli «alla libera valorizzazione dei singoli e delle comunità» (19). Inoltre ha rifondato il Rosario come presenza dei “ricordi” di Maria (11-18). Il Rosario infine «batte il ritmo della vita umana» assumendone le gioie e i dolori: «ciascun mistero del Rosario, ben meditato, getta luce sul mistero dell’uomo» (25).

In conclusione, «Maria è l’Orante perfetta, figura della Chiesa. Possiamo pregare con lei e pregarla. La preghiera della Chiesa è come sostenuta dalla preghiera di Maria» (Catechismo della Chiesa Cattolica 2679).